ROMA – “Tutti gli italiani che hanno chiesto di lasciare l’Afghanistan sono stati rimpatriati”, mentre i collaboratori afghani delle nostre istituzioni a essere stati trasferiti sono “quasi 2.700”, ai quali vanno aggiunti “1000 cittadini afghani già messi in sicurezza all’aeroporto di Kabul e previsti imbarcati”. Lo ha detto il ministro degli Affari esteri e della cooperazione allo sviluppo, Luigi di Maio, in audizione alle commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato.
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Il titolare della Farnesina ha avvertito che “una volta che i soldati americani lasceranno l’aeroporto di Kabul – la data prevista è la fine agosto – non sarà possibile, né per noi né per qualsiasi altro Paese dell’alleanza Nato, mantenere una rappresentanza diplomatica all’aeroporto”.
Il ministro ha ricostruito i vari passaggi che hanno portato all’evacuazione del personale italiano e dei collaboratori afghani da Kabul, fin a partire da luglio, fase iniziale dell’avanzata dei talebani conclusasi con la presa della capitale il 15 agosto. Di Maio ha voluto “ringraziare donne e uomini della Difesa per la dedizione e l’efficacia con cui hanno sempre collaborato con noi e hanno fronteggiato l’emergenza”. Questa frase è stata accolta dall’applauso dei presenti.
L’Italia si sta impegnando affinché il diritto allo studio “di un’intera generazione di ragazzi afghani cresciuta senza i talebani possa essere garantito nel nostro Paese”, incrementando “l’offerta di borse di studio a loro dedicate” e facilitando “sinergie tra università, amministrazioni e società civile e mettendo a sistema le tante offerte di solidarietà che stanno arrivando in questi giorni”, ha detto Di Maio.
Parlando del rispetto dei diritti da parte dei talebani Di Maio ha detto che si osserva “al di là delle dichiarazioni” che “in alcune città dell’Afghanistan i miliziani stanno tornando a imporre pratiche inaccettabili, come i matrimoni forzati e precoci” e a “precludere il diritto allo studio delle ragazze”.
GUERINI: 20 ANNI NON IN DISCUSSIONE, NON È TRAMONTO OCCIDENTE
Un lungo applauso ha interrotto il discorso del ministro della Difesa quando ha ricordato i numeri dei soldati e dei caduti l’Afghanistan. Il sacrificio di “54 caduti e 723 feriti”, ha dichiarato Guerini oggi pomeriggio, in audizione alle Commissione riunite Difesa ed Esteri, è un simbolo, insieme alle tante azioni in campo che “non deve mettere in discussione questi venti anni e l’impiego dei 50mila militari. Al-Qaida è stata resa inefficace”, ha detto.
Il ministro della Difesa non ha omesso criticità e insegnamenti che si rendono necessari dalla crisi scoppiata repentina in Afghanistan, relativamente alla “difficoltà di supportare un progetto di nation building”, ma senza esitazione ha ribadito: “Non è la metafora del tramonto dell’Occidente, che resta un archetipo di riferimento nello scenario di cooperazione del nuovo contesto globale”.
E un secondo applauso ha accompagnato le parole di Guerini quando, ricordando i diversi elementi di apprezzamento dell’operato sul campo dei nostri soldati, ha dichiarato: “I militari italiani escono a testa alta”.
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