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Da Napoli il no di Legambiente all’”insensata corsa al gas dell’Italia’

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NAPOLI – Presentato oggi a Napoli da Legambiente il rapporto nazionale ‘L’insensata corsa al gas dell’Italia’ per raccontare i numeri che non giustificano l’apertura e l’implementazione delle centrali a gas. Il messaggio è stato lanciato a Castel dell’Ovo da associazioni, volontari e volontarie per manifestare, a una settimana dall’inizio del G20, srotolando il mega striscione G20: Vedi Napoli e poi muoviti!, per chiedere al nostro Paese politiche vere ed incisive per rispondere alla crisi climatica.Sono 110 le infrastrutture a gas previste nel nostro Paese – si legge in una nota – tra nuove realizzazioni e ampliamenti di centrali, metanodotti, depositi, rigassificatori e nuove richieste sul fronte delle estrazioni di idrocarburi, in valutazione dal Ministero dell’Ambiente o in alcune Regioni previste per sopperire alla chiusura o riconversione definitiva delle centrali a carbone che causerebbe una necessità di nuova energia per 7.961 MW, e per rispondere al tema della flessibilità e sicurezza delle reti.Una corsa al gas che, se tutte le opere fossero approvate, il nostro Paese pagherà dal punto di vista climatico ed economico con una spesa stimata di 30,2 miliardi di euro – 15 miliardi che pagheremo in bolletta per il nuovo sussidio a sostegno delle centrali che affronteranno i consumi di picco, 11 miliardi per l’ampliamento e la nuova costruzione di centrali a gas e 4,2 miliardi per i nuovi km di metanodotti. Un importo pari quasi a una finanziaria pre-Covid a disposizione del settore fossile.

I numeri presentati all’interno del rapporto da Legambiente – prosegue la nota – testimoniano i passi falsi che sta compiendo il nostro Paese in tema di transazione energetica e riduzione fino all’eliminazione delle fonti fossili, che disegnano uno scenario assolutamente non in linea con quelle che sono le politiche e le strategie per la decarbonizzazione del Paese e del Pianeta.Secondo Legambiente l’errore principale è l’aver pensato che l’Italia avesse bisogno di nuove capacità di produzione per affrontare la chiusura degli oltre 7.900 MW di centrali a carbone. Gli oltre 40 GW di potenza già presenti nei territori sarebbero più che sufficienti a produrre quanto mancherebbe dal phase out del carbone, facendo lavorare le centrali da 3.200 ore l’anno a 4.000 (Rapporto Legambiente La decarbonizzazione in Italia non passa per il gas). Così l’uscita dal carbone rischia di essere un totale fallimento climatico, a causa di questa corsa al gas che sta avvenendo nel nostro Paese, a carico di cittadini e cittadine.

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