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Disabilità, Dario (Sant’Anna di Pisa): “Italia all’avanguardia nel campo delle protesi”

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ROMA – ‘Se non posso correre né camminare, imparerò a volare’. È uno dei versi di ‘Ti Insegnerò A Volare’, canzone che Roberto Vecchioni ha dedicato ad Alessandro ‘Alex’ Zanardi, che esattamente venti anni fa rimase vittima di un terribile incidente in Germania. Facciamo un lungo salto indietro nel tempo. È il 15 settembre 2001, il pilota bolognese è impegnato in una gara del campionato ‘Champ Car’ al Lausitzring, in Germania, quando perde il controllo della propria macchina. Accade tutto in un attimo, la sua vettura viene centrata in pieno da un’altra. L’impatto è estremamente violento, tanto da amputargli entrambe le gambe.

“Quando mi sono risvegliato ho guardato la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa”, ha raccontato Zanardi, che tornerà poi a camminare grazie a due protesi ad alta tecnologia solo dopo sedici interventi e sette arresti cardiaci. Oggi Zanardi, vittima purtroppo di un altro tremendo incidente in handbike, sta combattendo per rinascere un’altra volta.

Intanto, però, a distanza di venti anni dal terribile schianto del pilota bolognese come è cambiato il mondo delle protesi? L’agenzia Dire lo ha chiesto a Paolo Dario, prorettore alla terza missione della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e fondatore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna.

Paolo Dario ritiene che il mondo delle protesi sia cambiato profondamente e sottolinea che “anche ai tempi dell’incidente occorso a Zanardi il progresso era già avviato. Da amante delle corse conoscevo bene Zanardi e ho vissuto l’incidente come un vero appassionato di automobilismo e, allo stesso tempo, sono sempre stato attivo nel campo delle protesi”.

A tal proposito, Dario ricorda che “all’inizio degli anni ’80, quando ho cominiciato a fare ricerca, il mio sogno era quello di realizzare protesi innovative, soprattutto mani protesiche avanzate, simili a quelle viste nel film ‘Star Wars’, ossia mani che potessero davvero sostituire, o quasi, quelle naturali. Si potrebbe dire che in certi momenti ho davvero sognato mani migliori di quelle naturali. Mi incuriosiva la mano che, per certi versi, presenta sfide ancora maggiori rispetto ad una protesi di arto inferiore, che però è più diffusa”. Dario ammette però che “oggi le protesi, soprattutto quelle di arto inferiore, sono diventate capolavori di ingegneria, di tecnologia e di medicina”.

Il Prorettore alla terza missione della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e fondatore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna dichiara che “l’incidente di Zanardi e quello che è successo dopo attiene anche al mondo della competizione, un mondo che, in generale, stimola lo sviluppo di nuove tecnologie. Il caso Zanardi non è solo ‘umano’ ma è anche un esempio che rappresenta un momento di svolta nella popolarità e nella consapevolezza che anche persone con vari livelli di disabilità possono partecipare al mondo della competizione e al mondo delle gare. Non solo: possono avere un inserimento sempre più efficace nel mondo della vita reale, nel mondo lavorativo”.

Un mondo, quello delle protesi, che oggi vede l’impiego di nuovi e formidabili materiali al servizio del cittadino. Lo precisa lo stesso Dario, sottolineando che “c’è sempre un problema, come nella vita reale, tra costo e beneficio. Una utilitaria, ad esempio, è diversa da un’automobile premium o dalle moto da competizione, considerando che uno degli ultimi modelli della Ducati super leggera costa 100mila euro e pesa poco più di 150 chili. È evidente che in quella moto c’è un concentrato di conoscenza ingegneristica, di tecnologia e di materiali. Per cui, nelle protesi equivalenti ad un’auto o ad una moto da competizione, i materiali svolgono un ruolo fondamentale, come carbonio, titanio, magnesio ed altro, dunque materiali avanzatissimi che hanno un ruolo di primo piano nella riduzione del peso, oltre ad una buona progettazione. Dunque, anche per la realizzazione delle protesi estreme, quelle con le quali si vogliono conseguire prestazioni elevate, come ad esempio quelle utilizzate nelle recenti Paralimpiadi di Tokyo, vengono utilizzati materiali simili. Ad esempio, il carbonio, senza dimenticare acciai speciali, alluminio e materiali particolari’.

Paolo Dario informa inoltre che “per le protesi di tutti i giorni si punta soprattutto su durata e affidabilità e, ovviamente, su un costo contenuto. Questo significa che si useranno materiali meno pregiati” e aggiunge che “al di là del caso Zanardi e delle competizioni, che proprio per loro natura richiedono le soluzioni più avanzate, con alta tecnologia ed alto costo, ossia ‘Hi-tech, hi-cost’, c’è poi il mondo del ‘low tech, low cost”, quello ad esempio delle protesi utilizzate nei Paesi relativamente poveri, nei Paesi in via di sviluppo, dove la causa delle amputazioni sono soprattutto il lavoro, le bombe e le mine anti uomo. Bisogna dunque pensare che nel mondo c’è bisogno di un numero elevato di protesi a basso costo. Il loro problema, però, è che spesso hanno anche basse prestazioni”.

Ecco, dunque la sfida. “Quello che affascina, noi ma anche l’Inail – continua – è dare vita a protesi ‘hi-tech, low cost’, quindi ad alta tecnologia ma a basso costo, per fornire soluzioni accessibili, ma allo stesso tempo ingegnose, rivolte anche a quanti, in determinati Paesi, non hanno mezzi a disposizione. Fino ad arrivare al mondo estremo della competizione, che abbiamo visto nei recenti Giochi Paralimpici giapponesi, le stesse che ha utilizzato Zanardi anche prima del suo ultimo grave incidente in handbike del 19 giugno 2020”.

“Quando ti capita qualcosa di imprevisto, devi girare la testa e vedere se si può trasformare il tutto in una opportunità”. Sono parole di Alex Zanardi ma le avrebbe potute pronunciare Bebe Vio, altro grande esempio di volontà a non arrendersi, a non piangersi mai addosso. Proprio oggi la schermitrice azzurra, campionessa paralimpica a Tokyo, è stata ospite d’onore nell’Europarlamento.Anche lei, grazie a protesi di alto livello, può condurre una vita normale.

Paolo Dario afferma che “Bebe Vio e Alessandro Zanardi sono manifestazioni, espressioni viventi di quello che è stato il progresso degli ultimi anni in questo settore. Parlavo in precedenza degli studi compiuti negli anni ’80 sulle mani protesiche, quasi migliori delle mani naturali. Forse sto parlando di fantascienza, ma proprio la fantascienza, che a volte gode di cattiva fama, è in realtà un’interessantissima sorgente di ispirazione anche continua a leggere sul sito di riferimento

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