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In 100 giorni Trump crolla nei sondaggi: cosa dicono i dati (che il presidente Usa declassa a fake)

AttualitàIn 100 giorni Trump crolla nei sondaggi: cosa dicono i dati (che il presidente Usa declassa a fake)

Roma, 29 apr. (askanews) – Donald Trump si scaglia contro i sondaggi ‘fake’ e rilancia su Truth: “Stiamo andando alla grande!”. Ma i dati raccolti da analisti indipendenti indicano un calo di popolarità costante nei primi 100 giorni alla presidenza, trascorsi tra lanci e rilanci sui dazi e su progetti geopolitici che allarmano i tradizionali alleati dell’America. Ma anche portando avanti profonde trasformazioni del funzionamento del governo federale.

Secondo i dati aggregati dall’analista indipendente G. Elliott Morris, Trump 2 è il presidente più impopolare dal 1953. La popolarità netta calcolata al 97esimo giorno del suo secondo mandato (il 26 aprile) è pari a -9,5, leggermente peggiore rispetto al -9,3 registrato alla stessa data nel 2017. In più, il calo sarebbe costante. Da una media del 49% a inizio febbraio è scesa a 43,5% al 28 aprile.

Un sondaggio del Pew Research Center (7-13 aprile) mostra un crescente malcontento, soprattutto per la gestione commerciale ed economica del presidente. Il sostegno dei repubblicani al suo programma economico è calato di 8 punti percentuali tra febbraio e aprile.

Sul piano economico, il promesso “boom” per ora è gravato da una caduta dell’8% del S&P500, il peggior risultato dai tempi di Gerald Ford nel 1974, fa notare un’analisi di Le Grand Continent. Questo ha generato preoccupazione tra Wall Street, i grandi finanziatori repubblicani e gli elettori con fondi pensione 401(k).

La scelta di dare un ruolo chiave a Elon Musk nel governo attraverso il Department of Government Efficiency (DOGE) è stata fortemente criticata. Secondo un sondaggio Washington Post-ABC News-Ipsos, solo il 35% degli americani approva l’operato di Musk nell’amministrazione, contro il 57% che lo disapprova.

The Hill si concentra sulla profonda trasformazione del funzionamento del governo federale, la ‘rivoluzione interna’ che è la vera scommessa del secondo mandato. C’è stato un drastico ridimensionamento delle agenzie federali.

Con l’aiuto di Elon Musk, Trump ha promosso un imponente “repulisti” burocratico. Musk, incaricato di eliminare inefficienze, ha guidato il licenziamento o il licenziamento volontario di oltre 121.000 dipendenti pubblici e il ridimensionamento di almeno 30 agenzie. Tra queste, l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID) è stata praticamente smantellata, mentre il personale del Dipartimento per i Veterani è stato fortemente ridotto. Alcune ristrutturazioni sono avvenute in maniera così brutale che lo stesso Trump ha dovuto intervenire pubblicamente, esortando Musk a procedere “con il bisturi” e non “con l’accetta”. Nonostante le critiche, la Casa Bianca ha difeso queste operazioni come necessarie per “restituire il potere agli eletti”, sottraendolo alla burocrazia non eletta.

Trump ha fatto ampio uso degli ordini esecutivi, firmandone oltre 140 nei primi tre mesi di governo, rivolti a settori chiave come l’immigrazione, l’istruzione e la gestione dei casi legati ai fatti del 6 gennaio, spesso ignorando completamente il ruolo del Congresso. Sul piano legislativo, l’unica legge di rilievo approvata è stata il Laken Riley Act, che impone la detenzione di immigrati senza documenti accusati di furti, rapine o taccheggi.

Diverse sfide legali sono state mosse contro gli ordini esecutivi del presidente, soprattutto in tema di deportazioni e di discriminazione contro le persone transgender nelle forze armate. Il caso più emblematico è legato all’uso dell’Alien Enemies Act, una legge del XVIII secolo, che ha consentito l’espulsione di centinaia di migranti, spesso senza prove concrete di legami criminali. L’amministrazione ha deportato per errore un cittadino salvadoregno, Kilmar Abrego Garcia, e ha poi rifiutato di facilitarne il rientro, nonostante un ordine della Corte Suprema. Inoltre, una recente sentenza federale ha dichiarato incostituzionale l’ordine esecutivo di Trump volto a negare fondi federali alle “città santuario”, ma il presidente ha immediatamente firmato un nuovo provvedimento.

Trump ha anche ampliato il ruolo di alcune agenzie federali, in particolare il Dipartimento di Giustizia (DOJ) e l’Immigration and Customs Enforcement (ICE). L’Attorney General Pam Bondi è stata incaricata di dirigere nuove iniziative, tra cui indagini su presunti finanziamenti stranieri ai democratici tramite ActBlue e la creazione di task force per combattere il “pregiudizio anti-cristiano”.

Infine, l’offensiva contro istituzioni private ritenute ostili. Il caso emblematico è l’università di Harvard, a cui ha revocato 2,2 miliardi di dollari di finanziamenti, accusando l’università di non rispettare le sue direttive in tema di assunzioni e politiche di diversità, e ha minacciato di revocare il suo status fiscale agevolato, oltre che la possibilità di accogliere studenti internazionali.

Oggi Trump terrà un discorso al Macomb Community College nel Michigan, uno stato vinto con un margine esiguo (1,5 punti percentuali), per celebrare la conclusione dei “primi 100 giorni”. Il presidente dovrebbe evidenziare la sua politica migratoria, una delle poche aree dove mantiene ancora un forte consenso.

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