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Just Eat, Contini: l’Italia è un Paese per il food delivery ma è in ritardo

AttualitàJust Eat, Contini: l'Italia è un Paese per il food delivery ma è in ritardo

C’è un consolidamento del mercato ma non resterà un solo operatore

Milano, 28 nov. (askanews) – “L’Italia è sicuramente un Paese per il food delivery: un mercato ancora con un grande potenziale da esprimere”. A parlare è Daniele Contini, country manager di Just Eat Italia, uno degli operatori per la consegna di cibo e piatti pronti a domicilio presenti nel nostro Paese. Un mercato che ha visto uscite importanti nell’ultimo anno, come testimoniano i casi di UberEats, Gorillas e Getir, ma che, a detta di chi lo osserva dall’interno, non è destinato a sgonfiarsi, dopo il boom degli anni del Covid.

Certo, Contini non nega che “dal punto di vista dei volumi l’Italia è in ritardo rispetto ad altri Paesi europei: oggi vale 1,8 miliardi, meno della metà di altri Paesi europei. C’è quindi ancora molta strada da fare”. E questa strada passa attraverso due corsie: “Le piattaforme che oggi rappresentano il 95% del mercato dell’online food delivery – ha spiegato – ma passa anche dai ristoratori che vedono nella consegna a domicilio del cibo una leva di crescita. L’asporto, la cucina in sala e la consegna a casa sono modi diversi con cui porto il prodotto alle persone. Il punto è che non posso farlo nello stesso identico modo: il piatto che porto in tavola al ristorante magari non è lo stesso che consegno a casa. Serve una materia prima diversa, un pack diverso”. Gli esempi di insegne della ristorazione che hanno creato prodotti specifici per il delivery “sono tanti ma anche qui c’è ancora molto da fare”.

Guardando alle prospettive future, prima di tutto auspica che “ci sia un’armonizzazione normativa. Oggi ci sono ancora molto operatori e una situazione normativa che permette di operare in modo diverso rispetto all’inquadramento dei rider: questa cosa va messa a posto e spero avvenga nel 2024. Noi ci siamo mossi in anticipo”.

Dal punto di vista economico, invece, ritiene che le prospettive siano migliori del previsto: dopo la pandemia “il mercato ha tenuto con una crescita del 3% anno su anno che è positiva considerato che veniamo da anni con una crescita superiore al 50% – ha osservato – ci aspettavamo un decremento ma in realtà il mercato tiene, è sicuramente una fase di consolidamento da cui ripartire. Questo vuol dire che le persone non hanno smesso di ordinare a domicilio. Il Covid è stato un acceleratore che ha creato nuove occasioni di consumo che le persone stanno mantenendo. Ma ha creato opportunità anche per piattaforme e ristoratori”. Non esclude, in realtà, “un ulteriore consolidamento del mercato: se guardo ai mercati più maturi il numero di piattaforme tende a ridursi un po’. Non ne resterà solo una ma è probabile un ulteriore consolidamento”.

I driver di crescita saranno le nuove categorie di servizio. “Come a Just Eat stiamo aprendo categorie nuove in due sensi: uno creando nuove occasioni di consumo oltre il pranzo e la cena, penso a colazione, merenda, gelato – ci ha detto – l’altra e la possibilità di avere nuove categorie come la spesa a domicilio. In altri mercati abbiamo la consegna di elettronica, in Italia da poco abbiamo i fiori. Noi qui per la spesa avevamo un accordo con Getir che purtroppo ha chiuso ma abbiamo diversi partner a livello locale”. Su quest’ultimo punto rispetto alla grande distribuzione “noi facciamo una consegna tipicamente di dimensioni più ridotte e più veloce. È una spesa più istantanea, con poche referenze che mi servono magari su base quotidiana per rifornirmi di alcuni prodotti”.

Guardando proprio ai nuovi trend che si vanno delineando nel mercato dell’online food delivery, Just Eat ha individuato quattro tendenze nella sua Mappa aggiornata del cibo a domicilio in Italia: mood food, cibo che offre una esperienza di benessere emotivo, zero heroes, per l’aspetto sostenibile del food delivery, fusion of cultures, cibo che unisce sapori da tutto il mondo e infine taste makers, il cibo nell’era dei social media. “Questi quattro food trend sono legati al consumo del cibo, all’esperienza del cibo che dà piacere anche per le emozioni che ricorda – ha detto Contini – Il cibo a domicilio non è solo funzionale: ordino perché non ho voglia di cucinare, ma è anche il piacere di andare alla scoperta di determinati sapori, magari quelli di infanzia o piatti esotici legati all’ultimo viaggio”. Il trend legato alla sostenibilità, invece, “per la verità in parte è una conferma: c’è un’attenzione ai prodotti a chilometro zero, sostenibili anche per quanto riguarda il packaging. E c’è anche un’attenzione crescente nell’utilizzo delle piattaforme in particolare rispetto alle condizioni di lavoro dei rider che è visto come un punto di attenzione su cui Just Eat ha investivo. È un trend che sta emergendo, è ancora contenuto però sta venendo a galla”.

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