ROMA – È stata approvata pochi giorni fa ed entrerà in vigore il prossimo anno la legge norvegese che prevede multe salate per chi ritoccherà le foto delle campagne pubblicitarie senza indicarlo in modo esplicito, apponendo un apposito logo. L’obiettivo, ha spiegato il ministro per la famiglia norvegese, è favorire l’accettazione di sé nei bambini e nei ragazzi “perché le foto ritoccate producono un’immagine distorta del corpo”.
Questa è una società “dell’immagine propagandistica, scelta con tecniche di marketing a scopo di falsificazione della realtà. Così, in questa nostra società, è molto facile aspirare a modelli di successo, a diventare come i cosiddetti vip, perché sono i modelli che vengono pubblicizzati di più. Ma a desiderare di aderire davvero a quegli stili di vita è una fascia molto ristretta della popolazione, un 3-4%, anche se si sta allargando. Ugualmente, le persone che per correggere tipici processi di crescita, o invecchiamento, ricorrono largamente e frequentemente alla chirurgia plastica sono ancora una minoranza”. A constatarlo è Carlo Melodia, psichiatra, psicoanalista e presidente dell’Associazione Viaggi Junghiani Analitici (Vja) di Padova.
“Nel ricorso continuo alla chirurgia estetica”, chiarisce l’esperto, “c’è proprio la ricerca di una falsificazione e il fatto che ricorrano a queste pratiche sempre più ragazzi molto giovani, addirittura adolescenti- tiene a sottolineare Melodia- deve farci riflettere sulle famiglie che agevolano la correzione estetica non di gravi dismorfismi, che addirittura vengono curati dal servizio sanitario nazionale, ma per falsificare il proprio aspetto reale”.
In questo modo il “viso diventa una maschera. Pensiamo- suggerisce- alla paresi da botulino che è orrenda e rende le persone tutte uguali, mummificate prima di essere morte”. Non si tratta, tuttavia, solo di un fenomeno sociale e culturale, nei casi più estremi esiste “un disturbo dell’immagine psico-corporea che non consente più di amare sé stessi per come si è, ma solo per come si dovrebbe essere”, sottolinea lo psichiatra.
“Il desiderio di migliorare il proprio aspetto esteriore”, prosegue Melodia, “è sempre esistito e si è appagato fin dagli albori della civiltà degli effetti della cosmesi, ma negli ultimi tempi, forse anche grazie a una popolarizzazione della chirurgia plastica, è diventato un modello collettivo. Poi- ricorda l’analista junghiano- sappiamo bene che la collettività è anche molto ambivalente e spesso chi ricorre a un ‘maquillage’ eccessivo, ad esempio dei capelli, viene preso in giro. Dall’altra parte- chiarisce infine Melodia- c’è invece la crescita interiore che non significa trascurarsi, ma curarsi di ciò che è veramente importante, senza un’estetica della mistificazione”.
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