ROMA – “Una donna milanese è stata denunciata al Tribunale per i minorenni per essersi rivolta a un centro di sostegno alla genitorialità pubblico, non potendo più permettersi il costoso centro privato che le avevano indicato i Servizi sociali. Passata ad essere una cattiva madre in quattro e quattr’otto: a giugno era stata definita come una madre adeguata tanto che veniva riconfermato il collocamento della sua bambina di dieci anni presso di sè. A settembre la stessa mamma dopo aver comunicato la volontà di rivolgersi ad un ente pubblico per sua figlia, di colpo diventa inadeguata e non tutelante tanto che lo stesso terapista privato consigliava l’allontanamento della bambina da sua mamma e da tutto il suo ambiente famigliare”. Lo rende noto lo studio legale Miraglia Associato che sta seguendo il caso.
“Non mi stancherò mai di ripeterlo- commenta l’avvocato Francesco Miraglia, legale della mamma- che dietro a molti casi di allontanamento e di affidamento di minori in famiglie o in strutture, ci siano degli interessi economici e, come sono solito dire, il caso Bibbiano sia solo la punta di un iceberg. Se con tutte le ottime strutture pubbliche, i Servizi sociali obblighino una famiglia a rivolgersi esclusivamente a un centro privato scelto da loro, questo è già uno scandalo. Se poi aggiungiamo che, non potendo più affrontare la spesa la mia assistita si è rivolta a un centro pubblico è scattata una denuncia al tribunale, io davvero non so più cosa pensare. O meglio mi domando quanti interessi ci sono dietro a queste vicende? La donna ha denunciato il centro di terapia familiare e i Servizi sociali per estorsione, violenza privata, lesioni personali, false dichiarazioni in atti, frode processuale e abuso d’ufficio”.
“La donna- continua il legale- è madre di una bambina di dieci anni, che è stata costretta negli ultimi anni, anche con l’intervento della forza pubblica, a vedere il proprio padre, a lungo assente e poi improvvisamente smanioso di avere un rapporto con lei. La bambina ha più volte espresso il suo malessere a vederlo, affermando di non trovarsi a suo agio con lui. Ma di tutto questo non c’è traccia nelle relazioni degli operatori, che invece sostengono come il rapporto tra loro sia quasi idilliaco. Finalmente a giugno viene emesso un decreto che sancisce che la bimba debba restare con la madre pur continuando un percorso di terapia familiare, in un centro però scelto dai Servizi sociali, lontano da casa e costoso: una spesa di ottocento euro al mese che la madre non può affrontare. E ha scelto pertanto una struttura pubblica. Ed ecco all’improvviso il capovolgimento del giudizio su di lei -prosegue l’avvocato Miraglia- che in appena tre mesi è passata dall’essere indicata come una brava madre ad essere
considerata talmente problematica da essere segnalata al tribunale, che potrebbe esprimersi in qualunque momento e chissà con quale giudizio. Una spada di Damocle che pende ora sulla testa di questa donna solo per aver scelto di avvalersi di un servizio pubblico! Che rapporti ci sono tra questi Servizi sociali e il centro privato? Auspichiamo che anche attraverso la nostra denuncia venga fatta luce su questo aspetto e che finalmente per questa bambina possa arrivare la serenità. Anche questa volta- conclude Miraglia- voglio rivolgermi ai nostri politici che dopo la sfilata a Bibbiano, sono scomparsi per sollecitare un intervento bipartisan affinché il servizio sociale rimanga di competenza dell’amministrazione e non darlo in appalto come capita spesso attraverso consorzi o associazioni che non sono altro che portatori di interessi economici privati e pieni di conflitti di interessi”.
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